Rappresentazione astratta dello scenario a tratti magico e indubbiamente drammatico degli ultimi giorni di Pompei. Ercolano e Stabia.
La composizione ispirata all’eruzione del Vesuvio del ’79 d.C. traduce in modo del tutto personale la descrizione che Plinio il Giovane trasmette a Tacito.
Una lettera che descrive le ultime ore di vita dello zio e padre adottivo, il grande naturalista Plinio il Vecchio, perito nella tremenda eruzione.
Una nube si formava (a coloro che la guardavano così da lontano non appariva bene da quale monte avesse origine, si seppe poi dal Vesuvio), il cui aspetto e la cui forma nessun albero avrebbe meglio espressi di un pino. Giacché, protesasi verso l’alto come un altissimo tronco, si allargava poi a guisa di rami; perché, ritengo, sollevata dapprima sul nascere da una corrente d’aria e poi abbandonata a se stessa per il cessare di quella o cedendo al proprio peso, si allargava pigramente. A tratti bianca, a tratti sporca e chiazzata, a cagione del terriccio o della cenere che trasportava.
Torna a Luigi Eboli.
© 2007-2024 Gaetano Fiore. Tutti i diritti riservati.